Dal primo giorno della Chiamata ho iniziato a disegnare e comporre un libro per poi alla fine durante la mostra, dividerlo e sezionarlo per fogli donarlo ai visitatori fin che non rimanga solamente la copertina, è la metafora della vita e per contro della morte nella misura che ponendo una necessiti porre l’altra. Ciò che del libro “viene donato” è parte di esso, ma proprio perché è parte rimanda al tutto che la contiene , così la vita se “esportata” in capitoli, come testimonianza del tutto che compone, rimanda alla totalità dell’esistenza a cui fa riferimento. Ogni visitatore ha una porzione del libro e questa sua parte del libro può volerla “testimoniare” ad altri ancora, come può voler distruggere gettandola. Sviscerando quel libro (la vita) di pagine e capitoli non rimane altro poi che la copertina, la morte, la quale per sua natura non è nulla come scriveva Epicureo: “ quando ci sono io non c’è la morte e quando c’è la morte non ci sono io”. Ma se quel libro rimasto “sfogliato” è la morte nell’ultima sua parola “fine”, è però al contempo la vita stessa perché è ciò che è stato, muore ciò che vive, ma soprattutto nella dimensione cristiana, muore chi attraverso la resurrezione passa ad altra vita. Per rinascere occorre morire, come la redenzione necessita la distruzione. Ecco la mia identificazione di “Un libro sulla morte” al suo opposto: “Un libro sulla vita”. (Il concetto sarà sempre unico La vita = la morte. Accettare di vivere è accettare di morire) Virgy
in arrivo
RispondiEliminaDal primo giorno della Chiamata ho iniziato a
RispondiEliminadisegnare e comporre un libro per poi alla fine durante la mostra, dividerlo e sezionarlo per fogli donarlo ai visitatori fin che non rimanga solamente la copertina, è la metafora della vita e per contro della morte nella misura che ponendo una necessiti porre l’altra. Ciò che del libro “viene donato” è parte di esso, ma proprio perché è parte rimanda al tutto che la contiene , così la vita se “esportata” in capitoli, come testimonianza del tutto che compone, rimanda alla totalità dell’esistenza a cui fa riferimento. Ogni visitatore ha una porzione del libro e questa sua parte del libro può volerla “testimoniare” ad altri ancora, come può voler distruggere gettandola. Sviscerando quel libro (la vita) di pagine e capitoli non rimane altro poi che la copertina, la morte, la quale per sua natura non è nulla come scriveva Epicureo: “ quando ci sono io non c’è la morte e quando c’è la morte non ci sono io”. Ma se quel libro rimasto “sfogliato” è la morte nell’ultima sua parola “fine”, è però al contempo la vita stessa perché è ciò che è stato, muore ciò che vive, ma soprattutto nella dimensione cristiana, muore chi attraverso la resurrezione passa ad altra vita. Per rinascere occorre morire, come la redenzione necessita la distruzione.
Ecco la mia identificazione di “Un libro sulla morte” al suo opposto: “Un libro sulla vita”.
(Il concetto sarà sempre unico La vita = la morte. Accettare di vivere è accettare di morire)
Virgy
Wonderful artist statement, Virginia. Very meaningful Thank you.
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